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domenica 22 febbraio 2009

I tredici materiali delle nostre preghiere

"E parlò il Signore a Moshè dicendo: ‘Parla ai figli d’Israele e prendano per Me un offerta; da ogni uomo che ne abbia la volontà prenderete la mia offerta.’" (Esodo XXV, 1-2)

I primi versi della parashà di questa settimana elencano le tredici tipologie di offerte richieste dal Signore per la costruzione del Mishkan, il Santuario. 

Secondo lo Sfat Emet queste tredici offerte corrispondono alle tredici benedizioni centrali della amidà, quelle nelle quali chiediamo al Signore le nostre necessità. Queste tredici benedizioni definiscono cos'è che l'uomo dovrebbe volere: saggezza, salute, perdono e via dicendo. Il compito dell'uomo è allora quello di ricongiungere le proprie necessità con la Volontà Divina. Recitare la amidà è riconoscere ed accettare quei parametri che devono definire la vita di un ebreo. 

In questa stupenda analogia le benedizioni centrali della amidà divengono i materiali con i quali costruiamo il nostro Santuario interiore. 

A mio modesto avviso la profondità de parallelo che traccia lo Sfat Emet è particolarmente apprezzabile se si pensa allo Shabbat. Nella amidà dello Shabbat non compaiono le tredici richieste, ma solo una benedizione centrata sulla sacralità dello Shabbat stesso. E così anche di Shabbat non si costruisce il Santuario. 

Lo Shabbat, Santuario del Tempo respinge la costruzione del Santuario dello Spazio. 

Di Shabbat non abbiamo necessità alcuna ed il nostro culto si basa sul puro e semplice essere, in quello che è chiamato un sessantesimo di mondo futuro.




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