Pagine

martedì 17 febbraio 2009

La mia anima è uscita nel suo parlare

Abbiamo letto lo scorso Shabbat la parashà di Itrò, che contiene la rivelazione sinaitica e la promulgazione delle Haseret HaDiberot - Le dieci parlate. 

Nel Talmud  leggiamo: 

"Ed ha detto Rabbì Jeoshua ben Levì: ‘Ogni parlata che usciva dal Santo Benedetto Egli Sia, usciva la loro anima di Israele, come è detto ‘La mia anima è uscita nel suo parlare’ (Cantico dei Cantici II,6). Ed essendo uscita la loro anima nella prima parlata, come hanno ricevuto la seconda parlata? [Egli] ha fatto scendere la rugiada con la quale in futuro farà risorgere i morti e li ha riportati in vita.’"
 (TB Shabbat 88b)

Che senso ha questa uscita dell'anima?

Esistono tredici regole ermeneutiche in base alle quali si interpreta la Torà secondo Rabbì Jshmael. Una di queste regole vuole che
 'ogni elemento che era parte dell'insieme, ed è uscito dall'insieme per insegnare, non è uscito per insegnare solo relativamente a se stesso, ma è uscito per insegnare circa l'intero insieme.'

Questa regola è utilizzata dai Maestri della Mishnà e del Talmud in presenza di una specifica tradizione per estendere ad un insieme regole altrimenti applicabili solo ad un elemento di un insieme. 

Lo Sfat Emet però la utilizza in senso lato per descrivere quanto è accaduto con le nostre anime sul Sinai. Le anime si sono separate dal corpo per raggiungere un livello spirituale altrimenti inimmaginabile per l'uomo. Questo livello però non può e non deve essere limitato all'anima sola. Giacché l'anima (elemento) è uscita dal corpo (insieme) per insegnare qualcosa relativamente al copro stesso.

L'esperienza Sinaitica non è un estasi spirituale ma piuttosto un percorso di crescita nel quale l'anima esce per poi rientrare più forte ed innalzare il corpo e la materia tutta verso il Creatore. 


Nessun commento:

Posta un commento