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mercoledì 4 marzo 2009

La solitudine del Manigh

"Giacchè Mordechai il Giudeo, era viceré del re Achashverosh, e grande per i Giudei, e ben voluto dalla maggior parte dei suoi fratelli, ricercava il bene del suo popolo e parlava di pace a tutta la sua discendenza."

Con questo verso si conclude la Meghillat Ester. Nella Derashà alla Parashà di Terumà del 5764 (http://www.archivio-torah.it/feste/purim/teruma_purim.htm) abbiamo approfondito il commento di Rav Mordechai Elon shlita, circa ciò che manca in questo verso. Cerchiamo di vedere invece oggi ciò che nel verso c'è.

In maniera molto interessante la Meghillà si conclude con la triste constatazione del fatto che pur dopo l'incredibile successo della sua iniziativa, Mordechai era benvoluto solo dalla maggior parte dei suoi fratelli.

Il Talmud nel trattato di Meghillà dice che ciò si riferisce ai suoi fratelli nel Sinedrio. Mordechai aveva troppo da fare con la politica e pur rimandendo capo del Sinedrio, alcuni dei membri smisero di studiare con lui per trovarsi (forse) qualcuno con più tempo.

Se ci soffermiamo sul pshat, il senso semplice del verso però, non possiamo non rimanere sorpresi da questa carenza di gradimento per un leader che ha saputo gestire uno dei momenti più duri della storia d'Israele.  A ben vedere però questo non ci deve sorprendere. 

E' purtroppo una caratteristica costante dei leader di Israele, quella di essere criticati ed a volte importunati, dal popolo. Giganti come Moshè sono stati ingiustamente accusati di adulterio! David, Messia del Signore e prototipo del re giusto, subisce rivolte continue anche dentro la sua stessa casa. I profeti d'Israele vengono derisi e cacciati. Tanta è la solitudine del profeta che Eliau asserisce di essere rimasto da solo al servizio del Signore. Eliau pagherà per questa sua affermazione, e va bene, ma cerchiamo di capire che cosa ha dovuto subire per arrivare a soffrire un tale livello di solitudine!

Ma perché tanta solitudine nel ruolo del manigh ? 

Nella lotta contro Amalek - contro il male - serve tanta forza. Forza fisica, ma soprattuto forza di volontà. La meghillà narra che solo Mordechai non si chinava ad Aman. E tutti gli altri? Forse non erano abbastanza forti. Amalek è colui che attacca in primis i deboli - hanecheshalim acharecha.  Moshè nel corso della guerra contro Amalek diventa l'emblema della resistenza con le sue mani verso l'alto. E quando Moshè non ce la fa, sono Aron e Chur che lo aiutano in questa prova di volontà. Anche Jeoshua, che la guerra la combatte è definito proprio per la sua costanza 'lo yamush mitoch haOel', non lasciava mai la tenda. Il Midrash dice che Jeoshua era colui che rimaneva a sistemare i banchi del Bet Hamidrash. 

Il manigh è anche colui che rimane a riordinare il Bet Hamidrash, perché la sua forza non è arrogante ma si fonda invece su quel carico di responsabilità che alcuni sentono ed alcuni meno.

Un manigh deve avere costanza. Forza fisica e morale. Deve saper andare contro corrente quando serve. Nella aftarà che abbiamo letto ieri, Shaul manca di questa forza di volontà. Si piega al volere del popolo non capendo che l'adempimento all'espressa Volontà Divina non è un argomento da mettere ai voti. Mi ha sempre affascinato la frase con cui Shemuel apre il proprio rimprovero:

'Anche se tu sei piccolo ai tuoi stessi occhi, tu sei il capo delle tribù d'Israele...'

Shaul non capisce che in quanto capo delle tribù d'Israele è lui che deve guidare il popolo e non farsi guidare. E' allora Shemuel, uomo del Signore, che prende la spada e fa a pezzi Agag re di Amalek dando a Shaul il guerriero una lezione o due sul significato di forza.

Avere la forza del manigh significa avere la forza di fare cose impopolari, quando giuste. Di saper guardare ai decenni a venire e non al rating dei prossimi cinque minuti.

Tanti, troppi, questa forza non ce l'hanno. 

E' vero, la maggioranza appogiava ancora Mordechai, ma quella minoranza che non lo voleva, che direbbe oggi? Mordechai, Ester e la loro lettera, che noi chiamiamo Meghillà, vivono da migliaia di anni. Il cinismo dei critici è sepolto invece dalla storia assieme alle cronache dei re di Media e Persia.


 

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