Pagine

domenica 1 marzo 2009

Ricordarsi di non sapere



Il prossimo Shabbat, lo Shabbat che introduce la festa di Purim è dedicato al ricordo di ciò che ci fece Amalek, progenitore di Aman e di ogni persecutore d'Israele.

I Saggi hanno legato a questo Shabbat il precetto positivo della Torà di ricordare ciò che ci fece Amalek. Dunque possiamo dire che la festa di Purim inizia con l'obbligo della memoria. 

La memoria è un requisito imprescindibile per capire la grandezza e la portata degli eventi di cui siamo, a volte nostro malgrado, protagonisti. Per ricordare bisogna sapere. Ed ecco allora che i nostri Maestri si sono cimentati in parafrasi in rima della Meghillà, che già da questo Shabbat cercano di farci entrare nei dettagli del racconto, nelle diverse composizioni poetiche in uso nei diversi riti.  

In maniera curiosa, la  conclusione della festa, che è anche il suo apice, è invece caratterizzata dalla dimensione del non sapere. Insegnano infatti i Maestri che la misura nella quale si deve bere vino nel corso del banchetto di Purim deve essere tale da non saper distinguere tra 'benedetto Mordechai e maledetto Aman'.

Come mai questo passaggio, quasi forzato, dalla memoria che si basa sulla precisa conoscenza, alla 'confusione' del non sapere?

La memoria, ci vogliono insegnare i Mestri, è un pilastro della tradizione ebraica, ma come ogni cosa si può rischiare di abusarne. La vera lezione che la Torà ci vuole insegnare, e nella quale la memoria è importante strumento, è quella dell'assoluto dominio del Signore.

"...non 'c'è altro al di fuori di Lui..."

Arrivare a non sapere, significa raggiungere un profondo livello di consapevolezza nel quale l'unica vera realtà è l'unicità di D. Tutto il resto, compreso quanto noi capiamo del mondo e della storia e per certi versi della Torà stessa, è tutto relativo.

Nel vino della Seudat Purim si nasconde il segreto della funzionalità della memoria. La memoria serve per portarci a temere e servire il Signore non per trasformarla in un bel museo e piangersi addosso. 

La gioia pura e semplice della Seudat Purim la si raggiunge nel momento in cui annulliamo tutto, anche il nostro intelletto, alla mizvà. E' in quello stesso momento della Seudà, trenta giorni prima di Pesach, che si diveniamo tutti figli che non sanno (ancora) fare domande ed iniziamo a studiare le regole di Pesach così come Moshè ha stabilito per Israele.

Nessun commento:

Posta un commento